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Cicerone
De Natura Deorum, I, 112
 
originale
 
[112] Quem cibum igitur aut quas potiones aut quas vocum aut florum varietates aut quos tactus, quos odores adhibebis ad deos, ut eos perfundas voluptatibus? Ac poetae quidem nectar, ambrosiam epulas conparant et aut Iuventatem aut Ganymedem pocula ministrantem, tu autem, Epicure, quid facies? Neque enim, unde habeat ista deus tuus, video, nec quo modo utatur. Locupletior igitur hominum natura ad beate vivendum est quam deorum, quod pluribus generibus fruitur voluptatum.
 
traduzione
 
112. Orbene, quale cibo, quale bevanda, quale variet? di suoni e di colori, quali carezze, quali profumi potrai recare in dono agli d?i per immergerli nel piacere? I poeti offrono loro nei banchetti nettare ed ambrosia facendo di Ebe e di Ganimede i coppieri degli d?i. Tu invece, Epicuro, che farai? Non vedo donde il tuo dio possa trarre queste gioie n? come possa goderne. Il genere umano, godendo di una maggior variet? di piaceri, ? assai pi? della divinit? destinato ad una vita felice.
 

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